La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza è stata istituita nel 2015 dall'Assemblea Nazionale dell'ONU con il sostegno dell'UNESCO. Il suo obiettivo è promuovere una maggiore partecipazione femminile nella ricerca scientifica e ridurre le disparità di genere nel campo scientifico. Celebrata ogni 11 febbraio, per il Ministero dell'Università e della Ricerca, questa giornata conclude la Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM), istituita dalla legge 187/2023 per incoraggiare l'interesse e l'impegno dei giovani in tali ambiti (nonostante la legge è dedicata al MUR, non riesco a tacere sul fatto che il sito del MIM non fa cenno di tale giornata).
Le discipline STEM, ovvero Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, sono da sempre caratterizzate da un significativo divario di genere. Anche se tale divario varia a seconda dei contesti nazionali, globalmente le donne sono sottorappresentate in questi settori. Ad esempio, solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% in informatica e scienze informatiche sono donne. In ambito della ricerca, le donne rappresentano circa il 33,3% dei ricercatori, ma spesso ricevono borse inferiori e hanno carriere meno remunerative e più brevi rispetto ai colleghi maschi [fonte ONU].
Per celebrare tale ricorrenza, da quest'anno vogliamo ricordare il contributo di alcune donne in campo della fisica delle particelle ad alta energia, in particolare quello delle meno conosciute, come Rita Brunetti.
Rita Brunetti
Nata il 23 giugno 1890 a Milano, da Gaetano e Edvige Longhi, dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Beccaria di Milano frequentò i corsi della scuola normale superiore di Pisa. Nel 1913 si laureò in fisica sperimentale con una tesi in spettroscopia, ottenendo anche il premio Lavagna per il perfezionamento in fisica-matematica. Durante il suo anno di perfezionamento a Pisa, studiò la scarica in vari gas con metodi spettroscopici diventando assistente alla cattedra di fisica sperimentale presso l'istituto di studi superiori e di perfezionamento di Firenze nel 1915 sotto la guida di A. Garbasso. Nonostante fosse l'unica assistente di Garbasso durante la guerra del 1915-1918, la Brunetti condusse ricerche spettroscopiche sia nella regione visibile che in quella dei raggi X, scoprendo nuove righe dell'elio con l'effetto Stark-Lo Surdo [Analogo all'effetto Zeeman per i campi magnetici, consiste nella separazione delle linee spettrali di atomi e molecole a causa della presenza di un campo elettrico esterno n.d.r.]. Utilizzò anche una tecnica innovativa di analisi dei raggi X con lamine di salgemma cilindriche, ottenendo risultati di maggiore intensità e dispersione rispetto ai metodi precedenti. Nel 1923 ottenne la libera docenza in fisica sperimentale e nel 1926 vinse il concorso per la cattedra universitaria, trasferendosi all'università di Ferrara come professore straordinario. Successivamente, lavorò all'università di Cagliari (1928-1936) e all'istituto A. Volta dell'università di Pavia (1936-1942) dedicandosi alla ristrutturazione degli istituti e all'ammodernamento delle attrezzature scientifiche.
Oltre alla sua attività di ricerca, Brunetti pubblicò anche lavori di carattere didattico, come i libri: "L'atomo e le sue radiazioni" che ricevette l'apprezzamento di scienziati come M. de Broglie, Seemann e Zeeman; "Onde e corpuscoli" che contiene un interessante capitolo sulla radiazione cosmica. Rita Brunetti fu membro di varie istituzioni scientifiche, tra cui l'Accademia di Scienze fisiche di Bologna e il Consiglio nazionale delle ricerche.
L'attività scientifica di Brunetti si colloca intorno al 1930, in un periodo significativo per la fisica moderna, in quella dei raggi cosmici e durante la transizione dalla fisica atomica alla fisica nucleare. Dotata di capacità sperimentali e sempre aggiornata, condusse ricerche utilizzando principalmente metodi spettroscopici, contribuendo così alla comprensione della struttura della materia.
Tracce di particelle in una camera di Wilson (P. BLACKETT e G.
OCCHIALINI)
Le misure sulla radiazione cosmica sott'acqua di Millikan.
Brunetti si dedicò ampiamente allo studio del policroismo [pleocroismo n.d.r.] cristallino (un fenomeno ottico per cui i colori di una sostanza cambiano a seconda dell'angolo di osservazione), basandosi sui risultati di H. Becquerel sui sali di terre rare. Nel 1928, concluse che il policroismo era causato dall'orientamento degli ioni in un campo elettrico intramolecolare, offrendo anche una spiegazione preliminare dello spettro di assorbimento dei composti di terre rare in diversi stati termici e di aggregazione. Inoltre, Brunetti fu la prima a evidenziare l'effetto Stark-Lo Surdo in un composto solido, determinando l'ordine di grandezza del campo elettrico intramolecolare nei composti di didimio. A partire dal 1929, Rita approfondì gli studi sull'effetto Raman e sull'acido nitrico in soluzione acquosa, confermando il legame polare e omeopolare. Dal 1931, la sua attenzione si concentrò sulla fisica nucleare, e in questo contesto studiò i raggi cosmici e le tracce lasciate dai mesoni. Brunetti fu coinvolta anche nella ricerca sull'identificazione dell'elemento a numero atomico 61, che si credeva essere il "florenzio". Anche se inizialmente annunciò di averlo individuato, studi successivi ridimensionarono la scoperta. Morì a Pavia il 28 giugno 1942.
Oltre alle camere di ionizzazione nelle spedizioni di Compton sono stati massivamente impiegati rivelatori a tubi Geiger impilati.
Il modello di Stormer sulle traiettorie dei "raggi catodici" provenienti dal sole nel campo magnetico terrestre (STÖRMER).
Le immagini di questa pagina sono tratte dal suo libro "Onde e corpuscoli" scritto in occasione di alcune conferenza tenute a Cagliari nel periodo in cui era stata scoperta la radioattività artificiale. Nel libro racconta le principali conquiste nella fisica dei raggi cosmici con qualche nota a noi inedita. Riporta ad esempio l'immane lavoro di Compton dell'indagazione sulla natura corpuscolare dei raggi cosmici. In tale osservazioni Compton aveva coinvolto un gran numero di ricercatori, istituti e rivelatori facendo misure in tutto il globo. Brunetti sottolinea anche la perdita di due fisici, Allen Carpe e Teodoro Coven precipitati in un crepaccio del ghiacciaio Muldrow.
La spedizione Lindley-Liek trovò questo accampamento vuoto, appartenente a Theodore Koven e Allen Carpe della spedizione Cosmic Ray, durante la loro discesa dalla montagna. Il corpo di Theodore Koven è stato trovato congelato nella neve nelle vicinanze. Si presume che Carpe fosse caduto in un crepaccio sul ghiacciaio Muldrow poiché il suo corpo non fu mai ritrovato. Koven e Carpe sono considerati le prime vittime del monte McKinley.
Marco Arcani
Fonte Biografica: https://fisica.unipv.it/percorsi/pdf/Brunetti.PDF
Libro onde e corpuscoli: https://liberliber.it/autori/autori-b/rita-brunetti/onde-e-corpuscoli/
Fonte biografica: https://www.treccani.it/enciclopedia/rita-brunetti_%28Dizionario-Biografico%29/
Fonte spedizione Koven-Carpe: https://vilda.alaska.edu/digital/collection/cdmg11/id/15115/
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Fonte: Phys.org
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